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Correre, correre, correre… addominali, addominali, addominali… Questo era il mio primo pensiero quando mi svegliavo e durava per tutto il giorno finché non salivo su quel tapis roulant, per poi riiniziare la mattina seguente. Era diventata piano piano la mia routine, senza che io me ne accorgessi. L’unica cosa a cui pensavo continuamente erano quel maledetto tapis roulant e i 300 addominali. A me sembrava una cosa molto normale che facevano tutte le ragazze della mia età per mantenersi in forma… Sì, perché io nascondevo il problema a tutti e in primis a me stessa dicendo che facevo tutto questo solo per mantenermi in forma! Ma c’è bisogno anche il giorno di Natale o di Pasqua, o con una caldo afoso che ti stende a terra o non avendo mangiato nulla, di “mantenersi in forma”?!?! Ogni giorno diventava sempre più intensa tutta questa attività sportiva e andava a pari passo con il diminuire delle sostanze nutrienti che potevano darmi forza. Solo alcune settimane dopo essere entrata a MondoSole ho potuto capire il motivo di tutto questo. Non si trattava più di tenermi in forma come mi ero raccontata, ma c’era ben altro dietro. Era stato solo un modo per non sentire le emozioni dentro di me, per non sentire tutto quel dolore che provavo, che non avevo mai voluto affrontare e che ogni volta cercavo solo di nascondere, pensando che fosse meglio. E così ho iniziato a pensare continuamente allo sport, al cibo e al corpo in modo da non pensare ad altro. Anche Educazione Fisica a scuola la vivevo come un momento che serviva per dimagrire, senza pensare a divertirmi con i miei compagni di classe. Ma perché allora volevo correre?! Perché volevo e (ancora adesso ogni tanto vorrei) dimagrire, se non è per tenermi in forma?! Questo è quello che ho iniziato a chiedermi da quando sono entrata al centro e ho iniziato piano piano ad aprire gli occhi e a guardarmi dentro. Io volevo continuamente fare sport e dimagrire sempre più fino a far sparire il mio corpo per il “semplice” fatto che volevo far sparire il dolore mai affrontato negli anni passati. Ci ho messo un po’ ad abbandonare questa iperattività durata due anni. Ho diminuito lentamente, fino a chiudere quell’aggeggio elettrico, ma non riuscivo ad abbandonare ancora gli addominali. Ma alla fine ce l’ho fatta e ho voluto rompere del tutto i miei schemi. Ho iniziato il mio percorso da pochi mesi e ho compreso che nel mio correre c’era un vero e proprio fuggire. Ci vivevo su quell’aggeggio! Correvo, correvo… ma per andare dove?! Per scappare da cosa…?! Ovunque potessi andare il mio male veniva con me. Ho provato a metterlo a tacere in vari modi, anche e, soprattutto, tacendo io stessa: non dandomi il permesso di PARLARE, sto capendo che ho una voce, che non ho mai utilizzato.

Ho potuto notare che in questo modo ho iniziato a fare SERIAMENTE un lavoro su di me, perché ho deciso di SENTIRE quello che ho dentro,ad affrontarlo, senza anestetizzarlo con lo sport e a dirlo!

CRISTINA G.

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- un Centro per l'anoressia e bulimia a Rimini, che svolge un servizio di cura, riabilitazione e reinserimento sociale delle persone con disturbi alimentari.
- una
Associazione per la prevenzione, lo studio e la formazione sui disturbi alimentari (anoressia-bulimia), fondata da ChiaraSole Ciavatta e dal Dott. Matteo Mugnani.               CONTINUA

I disturbi alimentari sono patologie incredibilmente dolorose. Il sintomo evidente riguarda sempre il cibo e il corpo, ma è necessario ricordare che si tratta di un male molto profondo, per questo è importante andare oltre alla superficie sintomatica. I sintomi alimentari comunicano emozioni, dolore e sono la manifestazione di un disagio storico spesso incomprensibile per chi lo vive. I sintomi alimentari diventano, paradossalmente, una sorta di rifugio inconsapevole dalla realtà che ha fatto e fa male. Il corpo e il cibo come oggetti che ci si illude di poter controllare. Spesso si ritiene che l’unico problema di chi soffre di queste patologie sia proprio quello del corpo, ma ciò che trae in inganno è proprio il termine DIMAGRIRE. Sul corpo ogni persona materializza il dolore interiore e in questo modo cerca di “dimagrire” proprio di quel dolore che in quel momento non ha un nome.  CONTINUA



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