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La sofferenza non va in vacanza

disturbi alimentari

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Rimini, Emilia Romagna, Italy
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Non esiste vacanza per la sofferenza

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disturbi alimentari:la sofferenza non va in vacanzaPurtroppo una cosa assolutamente certa è che la sofferenza non va in vacanza. Per il dolore non c’è riposo, non c’è viaggio, non esiste aereo da prendere o altre vie.
Non ci sono scorciatoie o, come spesso diciamo, bacchette magiche, anzi, nei momenti dell’anno riconosciuti come festivi la sofferenza si amplifica ancora di più, perché PESA ancora di più.
La sensazione è quella di sentire un senso di infinita pesantezza interiore e paradossalmente contemporaneamente anche un profondo vuoto. E poi intolleranza, rabbia e grande dispiacere!
Ogni sensazione diventa infinitamente ingombrante. Ogni emozione viene scaraventata inesorabilmente sul corpo: costante vittima di quello che si prova e così “l’ingombro” di tutto quello che si vive si materializza prepotentemente. A breve terminerà l'anno appena trascorso a ci affacceremo al nuovo anno e, come il Natale, è un altro momento molto difficile, perché si è soliti cercare e trovare motivi su motivi per colpevolizzarsi di cosa si è fatto di cosa non si è fatto ecc. Mi riferisco ai bilanci. Ogni anno, in questo periodo, rinnovo l’invito a dirsi ABBASSO I BILANCI! Non è il momento di farne, perché la malinconia figlia di momento dell’anno può portare a vedere le cose attraverso ad occhiali scuri e non veritieri. Rilancio invece con una proposta diversa: NO ai bilanci, ma SI, invece, a come cominciare l’anno, a come portare avanti il proprio percorso di cura, di crescita, di vita. Approfitta del tempo, oppure il tempo si approfitterà di te!!!!
Ti auguro di trovare la motivazione per arricchire la tua VITA!
ChiaraSole

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Riflessione ideale anoressico

ana dca ti divora da dentro

Si è portati a pensare che l’anoressia sia solo restrizione assoluta alimentare.
Così come si pensa che una persona ammalata di anoressia sia solo una persona di pochi chilogrammi.
A me sembra decisamente riduttivo!
E’ vero che molte persone arrivano a pesare pochi chili, ma quelle stesse persone quando hanno cominciato a variare la loro alimentazione pesavano diversamente e non erano forse comunque anoressiche?
Il vocabolario descrive l’anoressia mentale come sindrome nevrotica caratterizzata dal rifiuto sistematico del cibo e questa è l’idea comune delle persone, ma assolutamente riduttiva e incompleta del dramma che si vive.
L’anoressia è una forma mentis.
Quando io ero anoressica ho vissuto brevi periodi di digiuno. Ricordo le mie giornate profondamente ossessive. Ogni cosa aveva orari. Il mio ideale di perfezione era assolutamente surreale. A scuola dovevo avere tutti 11: un 9 era un fallimento.
I cibi erano accuratamente selezionati. Gli affetti dovevano essere controllati. Ogni cosa doveva essere sotto il mio controllo e se non lo era vivevo frustrazioni dolorose. Non sentivo la stanchezza grazie all’iperattività e ai nervi anoressici che mi tenevano su in una forma di euforia onnipotente.
Se qualcuno mi diceva che qualcosa non andava io non gli davo retta, io sapevo cosa dovevo fare.
Io ero anoressica in tutto, in tutte le sfere della vita.
Avevo grandi problemi relazionali con le compagne di scuola.

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