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binge eating; bulimia: un piacere che tortura.

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Sintomi devastanti, ma troppo sottovalutati:Binge, Bulimia.

binge eating; bulimia: un piacere che tortura

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Gabbia, tunnel, bestia, mostro
… Tutti appellativi consoni a descrivere un male massacrante del quale “non si riesce a fare a meno”. La compulsione sintomatica diventa sempre più un bisogno insaziabile. Qualcosa di cui si ha bisogno come e più dell’aria. Qualcosa alla quale non si riesce a dire NO!Non esiste forza di volontà né decisione di fronte a quel bisogno distruttivo, invalidante e che mette a rischio anche la vita.
Un bisogno che porta, a posteriori, sensi di colpa devastanti e che fanno sentire soli, sporchi, non degni di nulla e nessuno! Quel senso di instabilità, la sensazione di non avere la possibilità di decidere, la terribile sensazione di essere totalmente impotenti verso se stessi è indescrivibile.
Il sollievo, paradossalmente, arriva solo nel momento in cui si agguanta quel maledetto cibo. Incredibilmente quella stessa tortura diventa un godimento. Un piacere di cui ci si vergogna e per il quale ci si sente morire ed è proprio quello stesso godimento che porta alla dipendenza sintomatica.
Per questo “UN PIACERE CHE TORTURA” e del quale sembra che non si riesca a fare a meno. Sembra impossibile vivere senza cibo amato e odiato, anzi, fa paura anche solo l’idea, perché per quanto dolorosa quella realtà la si conosce; una vita senza SPAVENTA INCREDIBILMENTE perché si tratta di un cambiamento grande, nuovo! A momenti si vorrebbe un cambiamento totale, a momenti no.
Ma ciò che sembra impossibile è spesso fattibile! Non dall’oggi al domani… non con il “tanto amato” TUTTO E SUBITO, BENSI’ CHIEDENDO AIUTO E PORTANDO AVANTI NEL TEMPO UN PERCORSO IN CUI SI CREDE!
ChiaraSole Ciavatta

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Se non lo affronti, il passato ti segue

se non lo affronti il passato ti segueSE NON LO AFFRONTI, IL PASSATO TI SEGUE
La riscoperta del viaggio come PIACERE e INCONTRO CON L'ALTRO
Da vocabolario italiano, la parola “viaggio” è definita come lo spostamento di persona o cose da un luogo all'altro; questo può essere perpetuato in senso fisico, per motivazioni turistiche, professionali, personali oppure in senso metaforico, come fonte di ricerca interiore o di ricerca del desiderio.
Ebbene, in nessuna di queste accezioni ritroviamo il concetto di viaggio verso una nuova
destinazione, una città ad esempio, come via di fuga dalle problematiche che ci affliggono.
In senso metaforico, infatti, il significato di ricerca interiore e ricerca del desiderio entra in
contrasto con tutto ciò che in questo spostamento fisico, noi cerchiamo e speriamo di trovare; l'anoressia, la bulimia, il binge, sono malattie in forte conflitto col DESIDERIO.
Desiderio verso il cibo, nei confronti di una persona, dell'Altro (amato/odiato), desiderio sessuale, “desideri” emotivi, desiderio al gusto, al tatto, desiderio visivo, uditivo... nulla di tutto ciò deve manifestarsi; nessun rossore sul volto, nessuna emozione deve attraversarci. Non potrebbe essere tollerata. Solo se fossero compulsive, un desiderio, un'emozione, potrebbero essere “sopportate”, proprio come il cibo, divorato, in fretta, ingozzato, durante l'”abbuffata”... non ha sapore, non se ne sente il gusto. Il desiderio ed il piacere non stanno nell'assaporarlo, ma alimentano una dipendenza, dietro la quale si nascondono motivazioni profonde. Non si è in grado d'accogliere il desiderio senza anestesie con queste malattie.
Per cui, già soltanto a rigore di logica, se non si vuole proseguire oltre il ragionamento, si potrebbe comprendere come queste due strade non possano che essere divergenti tra loro, essendo la prima alla ricerca di un desiderio che le seconde, in ogni forma e con ogni mezzo (sintomo) cercano di sopprimere, soffocare, negare, a se stesse, per se stesse e agli altri.
Trasferirsi in un'altra città, per ragioni che esulano da quelle curative e terapeutiche, non è altro che una fuga, uno scappare da dolori, sofferenze, frustrazioni, dinamiche, traumi, situazioni che crediamo di poter cancellare. Crediamo che un semplice allontanamento fisico dal luogo che riteniamo averli generati, possa farci ritrovare la serenità.
Ma non è e non sarà così. Ce li portiamo dietro. Il nostro passato ci segue ovunque andremo. I nostri dolori, le nostre paure, le nostre ansie, i nostri traumi, le nostre sofferenze, le nostre ossessioni, non ci abbandoneranno mai, qualsiasi sia il pianeta che abiteremo.
Un viaggio, un trasferimento di città, o un qualsiasi cambiamento, comportano apertura verso l'esterno e verso l'Altro, imprevedibilità, il confronto, la conoscenza, la scoperta, il piacere,CONTINUA >>  

 

 

Riflessione ideale anoressico

ana dca ti divora da dentro

Si è portati a pensare che l’anoressia sia solo restrizione assoluta alimentare.
Così come si pensa che una persona ammalata di anoressia sia solo una persona di pochi chilogrammi.
A me sembra decisamente riduttivo!
E’ vero che molte persone arrivano a pesare pochi chili, ma quelle stesse persone quando hanno cominciato a variare la loro alimentazione pesavano diversamente e non erano forse comunque anoressiche?
Il vocabolario descrive l’anoressia mentale come sindrome nevrotica caratterizzata dal rifiuto sistematico del cibo e questa è l’idea comune delle persone, ma assolutamente riduttiva e incompleta del dramma che si vive.
L’anoressia è una forma mentis.
Quando io ero anoressica ho vissuto brevi periodi di digiuno. Ricordo le mie giornate profondamente ossessive. Ogni cosa aveva orari. Il mio ideale di perfezione era assolutamente surreale. A scuola dovevo avere tutti 11: un 9 era un fallimento.
I cibi erano accuratamente selezionati. Gli affetti dovevano essere controllati. Ogni cosa doveva essere sotto il mio controllo e se non lo era vivevo frustrazioni dolorose. Non sentivo la stanchezza grazie all’iperattività e ai nervi anoressici che mi tenevano su in una forma di euforia onnipotente.
Se qualcuno mi diceva che qualcosa non andava io non gli davo retta, io sapevo cosa dovevo fare.
Io ero anoressica in tutto, in tutte le sfere della vita.
Avevo grandi problemi relazionali con le compagne di scuola. CONTINUA >>