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L'offesa più grande è dire
COME TI VEDO BENE!

ad una persona che soffre di disturbi alimentari

Via Sigismondo Pandolfo Malatesta, 38 47921
Rimini, Emilia Romagna, Italy
+39 0541 718283
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e appuntamenti
dal Lunedì al Venerdì
dalle 10.00 alle 13.00

L'offesa più grande è dire COME TI VEDO BENE a chi soffre di questi mali

L'offesa più grande è dire COME TI VEDO BENE a chi soffre di questi mali

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“Come ti vedo bene oggi” “Oddio, sono ingrassata?!?!”

(UN TRADUTTORE SIMULTANEO MENTALE)


Anni fa, quando stavo male, se qualcuno mi diceva “come ti vedo bene oggi” lo vivevo come un’offesa mortale, perché pensavo che mi dicesse che ero ingrassata.

Soffrivo tanto per questa affermazione.

Può sembrare strano, perché porta in se un complimento, eppure per me era vissuta come una violenza, come un’incomprensione… anche da qui arriva la campagna di sensibilizzazione che abbiamo proposto (Campagna di sensibilizzazione "il dolore non ha peso").
Decodificando il tutto con la rielaborazione di oggi sentivo che quelle persone non notavano in me il dolore che provavo, perché fuori non si vedeva. Interpretavo quel vedermi bene a modo mio, o meglio, a modo della malattia. Le persone mi dicevano semplicemente che ero viva e questo non lo sopportavo, perché volevo solo che vedessero il mio non voler vivere.
Magari loro vedevano semplicemente una luce nei miei occhi differente dal solito, ma il male che era in me interpretava quella frase a modo suo strumentalizzandola.
“Come ti vedo bene oggi” significava diversa da ieri o comunque da tempo addietro, quindi un possibile cambiamento… altra cosa insopportabile, perché non controllabile, proprio come le emozioni.
Bene significava, per me, inevitabilmente più viva, non emaciata, ero una persona che non faceva trasparire sofferenza e questo mi annientava.
Non sopportavo che gli altri non potessero vedere quanto io stavo soffrendo.
Per me far vedere il mio dolore significava risultare sciupata, con i pestoni, deperita. C’è voluto tempo per i interiorizzare che la sofferenza non ha peso e ho compreso che le persone non potevano vedere ciò che era dentro di me.

E non lo potevano vedere a qualunque peso a 20/30/60 o 100 kg.
Quando raccontavo che soffrivo di anoressia-bulimia e mi si dicevo che non si notava, che ero una ragazza normalissima… il ritratto della salute, inizialmente era per me un grande dolore. Poi ho compreso che nessuno poteva comprendere ciò che non gli era stato profondamente spiegato.
La cosa importante, dal mio punto di vista, è non nascondersi indossando maschere come per tanto tempo anche io ho fatto.

ChiaraSole Ciavatta

DCA

disturbi alimentari: la mia rinuncia al godimento sintomatico a cura di Francesca RPerché se mi fa stare così male continuo ininterrottamente a ricercare quei picchi di grandissima adrenalina? Perché non posso fare a meno di abbuffarmi?.. Perchè invece di ragionare su quel dolore mi massacro pur di non sentirlo?

queste domande ovviamente non me le sono mai poste nei momenti sintomatici compulsivi o meno perchè l’unica cosa che contava era riempire quel vuoto che non riuscivo a spiegarmi spingere via quel dolore che provava ad emergere ma che io ad ogni boccone soffocavo..

Inizialmente ero talmente persa che navigavo nel dolore, non riuscivo neanche a vedere la parte di godimento che c’era nelle abbuffate tanto da spingermi a rifarlo ancora,ancora e ancora fino allo sfinimento , ero completamente in balia della malattia. Picchi di grandissimo godimento si

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"DEVO DIMAGRIRE" mi dicevo sempre

 DCA mi dicevo sempre DEVO DIMAGRIRE testimonianza

(...) A parte sporadici momenti, i miei
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Intorno ai 12 anni la prima cotta.. era molto più grande e per farmi notare da lui sarei stata disposta a tutto.. ricordo ancora quel pomeriggio a casa sua, mentre mi spogliava diceva di stare tranquilla, che avrebbe

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