Redirect in corso... Vanessa: una vita Conquistata. Ho vissuto oltre 15 anni della mia vita intrappolata nei miei schemi mentali
Vanessa biglietto
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Ho vissuto oltre 15 anni della mia vita intrappolata nei miei schemi mentali, o forse sarebbe meglio dire che fino ai miei 28 anni di vita ho vissuto una vita non mia, fatta di onnipotenti certezze costruite dalla mia voglia di non vivere e di non volere desiderare. Era tutto troppo per me, io ero troppa e di troppo, ma mai abbastanza per gli altri. Detestavo il mio corpo e dovevo punirlo ad ogni costo, dal di dentro e dal di fuori. Ero spenta, avevo pensieri sempre negativi e credevo che il mondo intero l’avesse con me.. ma no, io non ero nemmeno abbastanza malata da dover chiedere aiuto, io non ero magra, portavo ancora una 36 di taglia, potevo e dovevo far di più ed ero certa che sarei arrivata al mio “obiettivo”. Quell’obiettivo però era sempre più lontano anche se stavo per raggiungerne un altro: morire. Controllo delle calorie, controllo degli affetti, controllo delle emozioni, controllo degli accadimenti, controllo delle aspettative altrui, controllo delle ore di sport, controllo della vita mia e di chi mi stava accanto… "controllo" di tutto: ossessione di dover controllare. A che pro??? Non essendo riuscita a controllare gli eventi traumatici della mia vita inconsciamente come autodifesa dal dolore non potevo permettermi che qualcosa mi sfuggisse e se mai accadeva si scatenava LA tragedia. Scivolavo giù, sempre più giù e quanto godimento in quel dolore, ormai lo conoscevo bene, era parte di me e non potevo immaginare una vita senza, era il mio unico amico. Un giorno però proprio quell’amico fedele mi tradì facendomi intravedere la mia prima “nemica”: LA speranza… la speranza di vivere una vita, la speranza di potermi sentire viva, di potere respirare anche io senza quei continui sensi di colpa. Fu uno sguardo intravisto per caso in tv, quegli occhi pieni di luce e di gioia… no non potevo credere fossero veri quegli occhi, non era possibile, non era immaginabile, e più volevo non sentire più mi ostinavo a fissare quel volto...assurdo, per la prima volta qualcuno parlava al posto mio, usava le mie stesse parole, parlava di un vissuto di dolore che era il MIO dolore, io che credevo fosse unico al mondo… ma come era possibile che una persona che avesse attraversato l’inferno ne fosse uscita fino ad intravedere la luce??? Ho provato ad avere il coraggio di “chiedere” e incredibilmente ho ricevuto risposta. Bè quella persona non poteva mentire, le persone che hanno avuto come compagno di vita il dolore si riconoscono e tra loro ci si riconosce immediatamente. Ecco, lei era una di quelle ma non era più come loro, adesso lo guardava dall’esterno quel dolore con la propria vita in mano. E se potesse accadere anche a me? Mi chiesi. Proviamoci, risposi…” tanto a tornare nel baratro in cui ti trovi puoi sempre farlo”, disse lei. Solo 1200 km e incontrai dal vivo quel volto di Sole, era ChiaraSole e bastò un suo abbraccio a far scatenare un pianto a singhiozzi ormai sconosciuto per me. Iniziai il percorso di cura o almeno mi illudevo di averlo fatto, ogni giorno contavo i giorni chiedendo quanto ne sarebbero bastati per la mia guarigione, più passavano i giorni e più dolore sentivo e più volevo fuggire da quel luogo. Mi arrabbiavo perché ancora non ero guarita ma non avevo capito che quello che avrei dovuto fare era “semplicemente” voler affrontare e tirar fuori da me quell’ingorgo di roba spregevole che mi teneva prigioniera di un passato che non voleva passare. Ho iniziato dapprima a vederlo da lontano, convincendomi che mai sarei riuscita a ripulirmi da tutta quella sporcizia. Ho provato poi a toccarla quella roba, ma indossando i guanti perché temevo di sporcarmi ancor di più… ho avuto paura e ho ritratto la mano. Però ormai sapevo dell’esistenza di quella roba e nonostante i miei tentativi anestetizzanti non riuscivo più ad annullarla. Allora decisi di riprovarci ma stavolta togliendo i guanti, avevo capito che era necessario che io toccassi con mano quella roba viscida affinché potessi sradicarla dalla me malata. A quel punto non era più necessario ricorrere ai miei sintomi alimentari, tanto quella roba era tra le mie mani… sentivo tutto quello schifo, quel dolore ma soprattutto, per la prima volta in vita mia, sentivo. A quel punto potevo scegliere: o rimboccarmi le maniche iniziando a ripulire tutto o farmi inondare e restare “sporca”. Ho optato per la prima soluzione e più ripulivo e più scoprivo che quella roba non apparteneva più alla me adulta… e allora perché tenerla ancora lì come se fosse un tesoro da custodire???? Giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, iniziavo a sentirmi più leggera: ora iniziavo a vedere quella bambina priva di colpe attribuite dalla me adulta e ora quella bambina iniziava persino a dialogarmi… ho iniziato a conoscerla e la scoperta più grande fu quella di vedere una bambina PULITA , una bambina che in realtà non era mai stata veramente sporca!!! Oggi quella bambina è diventata adulta, ha delle responsabilità, un lavoro che la soddisfa, un amore e soprattutto una vita SUA… con gli occhi colmi di lacrime dico grazie a chi non mi ha abbandonata, grazie a ChiaraSole e a tutte le ragazze di MondoSole per avermi salvato la vita, ma soprattutto grazie a ME per aver trovato il coraggio di vivere.. oggi sono LIBERA, libera di volere, di desiderare, libera di essere!!!

Vanessa

 

 

 

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Associazione per la prevenzione, lo studio e la formazione sui disturbi alimentari (anoressia-bulimia), fondata da ChiaraSole Ciavatta e dal Dott. Matteo Mugnani.               CONTINUA

I disturbi alimentari sono patologie incredibilmente dolorose. Il sintomo evidente riguarda sempre il cibo e il corpo, ma è necessario ricordare che si tratta di un male molto profondo, per questo è importante andare oltre alla superficie sintomatica. I sintomi alimentari comunicano emozioni, dolore e sono la manifestazione di un disagio storico spesso incomprensibile per chi lo vive. I sintomi alimentari diventano, paradossalmente, una sorta di rifugio inconsapevole dalla realtà che ha fatto e fa male. Il corpo e il cibo come oggetti che ci si illude di poter controllare. Spesso si ritiene che l’unico problema di chi soffre di queste patologie sia proprio quello del corpo, ma ciò che trae in inganno è proprio il termine DIMAGRIRE. Sul corpo ogni persona materializza il dolore interiore e in questo modo cerca di “dimagrire” proprio di quel dolore che in quel momento non ha un nome.  CONTINUA



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