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Intervista a Simona Pasini

20 anni di disturbo da alimentazione incontrollata

Via Sigismondo Pandolfo Malatesta, 38 47921
Rimini, Emilia Romagna, Italy
+39 0541 718283
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e appuntamenti
dal Lunedì al Venerdì
dalle 10.00 alle 13.00

Mangiate continue, poi restrizione: un'altalena per 20 anni

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binge eating disorde; disturbo da alimentazione incontrollata

Si chiama binge eating disorder (Bed) letteralmente abbuffarsi di cibo: mangiare in continuazione ma senza vomito.
In termini tecnici <manca la fase di ripulitura dalla trasgressione alimentare e la persona resta invasa dal senso di colpa e dal gonfiore dell'eccesso>.
Il binge è un disturbo alimentare. Può essere un'evoluzione dell'anoressia o della bulimia ed è diffuso sia tra le donne che tra gli uomini. Molte persone ne soffrono anche nella provincia di Rimini e non sanno neppure di esserne affetti.

Simona Pasini, riminese 43 anni, per lungo tempo ha dovuto convivere con questa patologia. Da qualche tempo è riuscita a lasciarsi tutto alle spalle e deciso di raccontarci la sua storia.

Quando sono iniziati i primi problemi?
<Intorno ai 17 anni. Avevo un' ossessione del mio corpo, non mi vedevo, non mi accettavo e a un certo punto ho iniziato a controllare anche il cibo. In pochi mesi sono iniziati i primi sintomi. Ho sviluppato una vera e propria ossessione: mangiavo tutto il giorno, a tutte le ore, anche di notte ma senza vomitare. Alternavo periodi di abbuffate compulsive, ad altri in cui, divorata dal senso di colpa, controllavo ogni singolo alimento, arrivando a pesarmi più volte al giorno. Mangiate continue, poi restrizione: un'altalena infernale per una ventina di anni>.

Qual è stato il momento più difficile?
<I problemi sono iniziati alle scuole superiori. Ma il periodo più brutto è stato quello dell'università: siccome non hai delle giornate ben scandite, trascorri molto tempo in casa, in quegli anni mi abbuffavo di continuo. Sei autonoma nello studio e l' autonomia, l' indipendenza sono sinonimi di crescita, pertanto spaventano. Ancora oggi trovo briciole nei libri>.

Fisicamente che problemi avevi?
<Dopo ogni abbuffata mi sentivo talmente gonfia da non riuscire neanche ad alzarmi dal letto. Trascorrevo intere giornate in completa apatia. Il discorso del cibo è relativo, oltre ai problemi fisici il binge eating è una patologia che intacca tutte le sfere della vita. Avevo problemi di concentrazione oltre a una grande rabbia con il mondo, ma principalmente con me stessa, per le difficoltà a rapportarmi con gli altri. Mi sentivo continuamente inadeguata e giudicata. Anche i rapporti affettivi erano difficili: avevo sviluppato una grossa dipendenza affettiva. Dipendevo dal mio partner, persino per svegliarmi la mattina. Scaricavo su di lui tanta collera, ci sono episodi che addirittura non riesco ne anche più a ricordare, tanto ero fuori di me ed era difficile portare avanti un discorso di coppia>.

Hai provato ad uscirne?
<Sì ho provato tante strade: dagli psicologi ai farmaci. I miei genitori mi hanno accompagnato ovunque, ma non riuscivo mai ad arrivare al cuore del problema. Le terapie si concentravano sul sintomo (cibo) che però era solo la punta dell'iceberg>.

Quando hai imboccato la strada giusta?
<Otto anni fa, quando ho conosciuto l'Associazione MondoSole di Rimini che ho voluto fortemente incontrare.
La perdita di un' amica a me molto cara, che soffriva di disturbi alimentari, mi ha fatto svegliare dal mio limbo, allora mi sono decisa a chiedere aiuto. Così è iniziato il mio percorso di guarigione: lì ho capito che il cibo era il sintomo principale ma rappresentava solo una piccolissima parte del problema che finalmente sono riuscita a risolvere. Grazie all'associazione ho imparato anche a relazionarmi con il mio compagno. Prima convivevo con lui, poi con i miei referenti abbiamo valutato che era meglio interrompere per un po' la convivenza. Era diventato deleterio vivere insieme, perché io tendevo a sviluppare una dipendenza affettiva enorme. Così sono andata a vivere in un’altra casa, con altre ragazze del centro di cura MondoSole, per essere in grado di camminare da sola>.

E' stato utile?
<Utilissimo, fondamentale. Ho imparato a diventare grande: a pulire la casa, a fare la spesa da sola, a pagare le bollette, tutte cose che da sola non riuscivo a fare. Prima mi sentivo bambina con la paura di crescere>.

Adesso come va?
<Sto bene. Vivo con il mio compagno da otto anni, sono serena, indipendente e in grado di vivere la mia vita. Il cibo è tornato ad avere il giusto valore e non è più l'anestetico ai problemi come una volta>.

Cosa diresti a chi soffre di questi disturbi?
<Rivolgetevi a degli specialisti perché da soli è impossibile venirne fuori. E di crederci. perché dai disturbi alimentari si guarisce. E' un percorso duro, difficile, richiede molto impegno, ma si può guarire>.


corriere
Grazie al Corriere e a Luca Cassoni per aver reso pubblica la preziosa testimonianza di Simona.
Per leggerla sul giornale clicca qui

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Riflessione ideale anoressico

ana dca ti divora da dentro

Si è portati a pensare che l’anoressia sia solo restrizione assoluta alimentare.
Così come si pensa che una persona ammalata di anoressia sia solo una persona di pochi chilogrammi.
A me sembra decisamente riduttivo!
E’ vero che molte persone arrivano a pesare pochi chili, ma quelle stesse persone quando hanno cominciato a variare la loro alimentazione pesavano diversamente e non erano forse comunque anoressiche?
Il vocabolario descrive l’anoressia mentale come sindrome nevrotica caratterizzata dal rifiuto sistematico del cibo e questa è l’idea comune delle persone, ma assolutamente riduttiva e incompleta del dramma che si vive.
L’anoressia è una forma mentis.
Quando io ero anoressica ho vissuto brevi periodi di digiuno. Ricordo le mie giornate profondamente ossessive. Ogni cosa aveva orari. Il mio ideale di perfezione era assolutamente surreale. A scuola dovevo avere tutti 11: un 9 era un fallimento.
I cibi erano accuratamente selezionati. Gli affetti dovevano essere controllati. Ogni cosa doveva essere sotto il mio controllo e se non lo era vivevo frustrazioni dolorose. Non sentivo la stanchezza grazie all’iperattività e ai nervi anoressici che mi tenevano su in una forma di euforia onnipotente.
Se qualcuno mi diceva che qualcosa non andava io non gli davo retta, io sapevo cosa dovevo fare.
Io ero anoressica in tutto, in tutte le sfere della vita.
Avevo grandi problemi relazionali con le compagne di scuola. CONTINUA >> 

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